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Palazzo Benzoni

Indirizzo Via Civerchi, 9, 26013 Crema CR, Italia

Notizie rispetto alla presenza di una residenza appartenuta alla famiglia Benzoni in questa parte della città si hanno già nel XIII secolo. A quest’epoca risale anche la costruzione della chiesa di San Michele (in seguito distrutta, sorgeva in corrispondenza dell’attuale Posta Centrale, in piazza Madeo) voluta dagli stessi Benzoni. Questi furono l’unica famiglia cremasca a ottenere la signoria della città: prima i fratelli Bartolomeo e Paolo (1403-1405) e poi il nipote (o cugino) Giorgio il quale la mantenne per ben 18 anni (1405-1423) anche se nel 1414, con accordo firmato nel castello di Pandino, dovette cedere i propri territori al duca Filippo Maria Visconti, signore di Milano, per poi vederseli restituiti come feudo a titolo di vassallaggio.

Il conte Giorgio durante la sua signoria impose pesanti balzelli ai cremaschi, i quali si accordarono per toglierlo di mezzo in un agguato notturno che avrebbe dovuto aver luogo il 25 gennaio 1423: egli, però, tempestivamente informato della congiura, riuscì a fuggire la notte precedente. Passò dalla parte della Repubblica di Venezia e combatté al seguito del conte di Carmagnola. I suoi discendenti ebbero parte attiva nel passaggio di Crema dalla dominazione milanese a quella veneta avvenuta nel 1449.

A partire dal Quattrocento abbiamo diverse testimonianze rispetto all’esistenza di un’abitazione appartenente ai Benzoni in questa zona. Il testamento di Nicolò (1448) ci informa che il palazzo si trovava nella vicina di San Michele e il testamento di Giulio (1581) ci conferma che si trovasse nel cantone dei Civerchi, cioè la collocazione attuale.

Un’iscrizione in marmo sulla semicolonna del portico a nord ci informa che a partire dal 1627 per volontà del conte Roberto Benzoni, il palazzo fu rifatto dalle fondamenta. I lavori furono proseguiti nel tardo Seicento da Giovanni Andrea Benzoni che promosse un riassetto decorativo che interessò gli ambienti interni e la facciata, dove fu collocato il maestoso portale acquistato presso gli eredi di Francesco Tensini che lo aveva commissionato per la sua dimora. Nel 1795, in seguito alla morte di Luigi Benzoni, il palazzo passò ai suoi nipoti Maurizio e Venceslao Frecavalli. Venceslao morì nel 1817 e il palazzo fu dato in affitto.

Negli anni 1822 e 1823 ospitò il Ginnasio. Nel 1832 fu venduto all’Ospedale degli Esposti e dei Mendicanti che avrà qui la sua sede fino al 1929. Dal 1933 al 1939 ospitò la Biblioteca Civica e dal 1936 anche la sede del Partito Nazionale Fascista. Dal 1943 al 1945 fu occupato dalle milizie della Repubblica Sociale Italiana poi seguite dal Comitato di Liberazione Nazionale. Dal 1948 al 1989 fu sede del Tribunale di Crema. Dal 1990 ospitò la Polizia Municipale e la Croce Rossa finché nel 2002 dopo un integrale intervento di restauro accolse la Biblioteca Comunale.

Il prospetto esterno si sviluppa su due ordini e presenta una serie di finestre incorniciate da motivi a bugnato, sovrastate da timpani e abbellite da fini decorazioni. Il portale fu acquistato da Giovanni Andrea Benzoni dalla famiglia Tensini; ai lati è decorato da due telamoni ai cui piedi sono collocati i simboli militari (bombarde, palle d’artiglieria) e gli strumenti da disegno, che dovevano far riferimento all’attività dell’originario committente Francesco Tensini (1580 circa – 1638), generale e architetto militare. Anche nella cornice sottostante il balcone in ferro battuto e sui lati dell’arco trovano posto una serie di simboli bellici in un tripudio di decorazioni inneggianti alla vita militare.

Entrando dal portone ci si trova in una corte quadrangolare, con giardinetto interno circondato da un porticato con cinque arcate sostenute da colonne in pietra, che si ripete sul lato opposto, ma tamponato da vetri.

Ai lati del cortile interno sorgono due eleganti portoni, in marmo rosa con lesene, quello a sinistra permette di accedere a un ampio scalone interno, che conduce al piano nobile.

La scalinata è adorna di statue in stucco realizzate tra il 1675 e il 1680 circa da Gerolamo Aliprandi (Laino, 1635-40 circa – Crema, 1696) che esaltano le virtù del casato: CustodiaConcordiaEconomiaPrudenzaFedeltàTemperanza Dottrina.

Al piano nobile si trovano le sale della biblioteca, un tempo ambienti ad uso residenziale della famiglia.

L’attuale sala per l’accoglienza degli utenti un tempo era la galleria su cui si affacciavano le varie stanze padronali. È decorata con sei sovrapporte con ovali circondati da putti, vasi di fiori, stemmi, ghirlande, volute, drappi e medaglie dorate.

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